IN THE SEA: Tristan Honsinger, Joshua Zubot, Nicolas Caloia + RITRATTO DEL LEONE: WILLIE “THE LION” SMITH di e con Giorgio Pacorig e Aida Talliente

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VENERDI’ 18 NOVEMBRE
ORE 21:00 INGRESSO 10 EURO
TARCENTO – VILLA MORETTI

La conclusione di Tarcento Jazz 2016 è affidata a Tristan Honsinger, Joshua Zubot e Nicolas Caloia con il trio In The Zea e alla performance di Giorgio Pacorig e Aida Talliente ispirata alla vita di Willie “The Lion” Smith e pensata appositamente per Tarcento Jazz 2016

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IN THE SEA
Tristan Honsinger
violoncello, voce
Joshua Zubot violino
Nicolas Caloia contrabbasso

Tristan Honsinger ha iniziato la sua carriera di improvvisatore a Montreal più di quarant’anni fa, prima del suo decisivo trasferimento in Europa, dove da allora ha rappresentato una figura centrale della scena improvvisativa. Perciò questo gruppo rappresenta una sorta di obliquo ritorno a casa. La dinamica del loro rapporto è ovvia, il risultato di una riuscita mescolanza tra empatia musicale e conflitto creativo. Tristan gioca con la sua caratteristica audacia pescando dal suo arsenale di frammenti melodici e schegge di poesia per gettarli nell’ignoto proteiforme che è il fondamento per la migliore improvvisazione di gruppo. Josh Zubot e Nicolas Caloia non si limitano a seguirne i passi, ma provocano lui – e se stessi – in modi che sono di volta in volta sottili, assertivi, e irriverenti. Un incontro superbo.

Tristan Honsinger è universalmente conosciuto per le sue collaborazioni di lunga data con Cecil Taylor, Derek Bailey e la ICP orchestra. Nato a Burlington (Vermont) negli Stati Uniti, ha studiato violoncello classico al New England Conservatory di Boston prima di trasferirsi a Montreal nel 1969 per sfuggire alla leva militare. E’ poi emigrato in Europa nel 1974, ed è attivo da allora in tutto il continente. Honsinger è qualcuno che non ha perso la sua fantasia infantile. Le sue composizioni sono come il disegno di un bambino, o ancor più come le avventure di Winnie The Pooh: un po’ goffe e toccantemente semplici, ma piene di significati più profondi per chi vuole vedere.
Ha inciso oltre che con i nomi succitati, lavori con Sean Bergin, Steve Beresford, Maarten Altena, David Toop, Sven-Åke Johansson, Toshinori Kondo (con il quale ha fondato il gruppo This That And The Other), Jean Derome, ed è stato ospite nello storico singolo “We are all prostitutes” del Pop Group. Su commissione del festival AngelicA ha composto l’opera “Galleria San Francesco” (2002), e il concerto su testi di Gianni Celati “Is Time a Tomato?” (2013); per la collana discografica i dischi di angelica sono usciti “Sketches Of Probability” con This That And The Other (1997) e “Call Me Us” con Massimo Simonini (2009).

Joshua Zubot è cresciuto nella scena avant-garde di Montreal, capitanando gruppi come Subtle Lip Can, Mendham, e il duo Land of Marigold. Ha collaborato tra gli altri con Amy Denio, Chad VanGaalen, Lori Freedman, Patrick Watson, William Parker, Pierre-Yves Martel, Michael Blake, Bernard Falaise, Rainer Wiens, Michel F Coté, Sam Shalabi, Miles Perkin, Myra Melford, Marshall Allen, Fred Frith, Matana Roberts, Jean Derome, Malcom Goldstein, Pierre Tanguay, Martha Wainwright e John Butcher. Nel 2015 di In The Sea (in versione quartetto con il batterista dei Subtle Lip Can Isaiah Ceccarelli) è uscita la cassetta “Henry Crabapple Disappear” (Astral Spirits)

Lungo gli ultimi venticinque anni, Nicolas Caloia ha operato alla ricerca di una musica che erodesse i confini tra improvvisazione e composizione, pop e avanguardia, bella e brutta. La sua speranza è che questa musica soddisfi il corpo, la mente e soprattutto, il cuore. Ha lavorato come performer e organizzatore a Montreal fin dai primi anni 90 e si è esibito in tour in Nord America, Europea, e Asia. Ha collaborato e inciso con musicisti come Marshall Allen, Jean Derome, John Butcher, Joe McPhee, Steve Lacy, Hassan Hakmoun, Tristan Honsinger, la ICP Orchestra, Agustì Fernandez, e Matana Roberts, con la quale, in trio con Sam Shalabi, ha condiviso l’album “Feldspar” (2014).

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RITRATTO DEL LEONE: WILLIE “THE LION” SMITH

“Ragtime significa: musica suonata da chi non conosce la tastiera del piano. Il suonatore di ragtime stuzzica i tasti facendo ciò che gli viene in mente perché è fanatico, presuntuoso e molto aggressivo, fino a quando non arriva qualcun altro e si mette a suonare davvero. Allora egli diventa docile come un agnello. Ora, la differenza tra il suonatore di ragtime e un pianista vero, sta nell’aver dimestichezza con le progressioni e il sapersi muovere con entrambe le mani”.
Willie The Lion Smith, il suo piano, la sua musica, le sue funamboliche esecuzioni e non solo, raccontate attraverso quadri sonori, in cui le sue parole, la poesia di Amiri Baraka, i rumori dell’ambiente e una musica che a volte arriva all’urlo, costruiscono situazioni diverse, frammenti di vita. Un film sonoro in cui le composizioni vengono “usate” in modo libero; scomponendole, rielaborandole e intrecciando stili diversi dal blues al ragtime e all’elettronica, cosi come lui faceva con ogni melodia.
Tutto questo ci apre una domanda a cui non abbiamo ancora trovato risposta: “Ma cosa abbiamo mai tanto da urlare se urlare, il più delle volte, non serve a niente?”
Il mondo sarà sempre pieno di cinguettatori, ruttatori, saltimbanchi e rottinculo con i loro pifferi rotti a scorrazzare per le strade delle città.
Abitiamo la domanda.

Giorgio Pacorig fender rhodes

Aida Talliente voce e santa la madonna!

WILLIE “THE LION” SMITH
Il 18 aprile 1973 muore a New York il settantacinquenne pianista e compositore Willie The Lion Smith uno dei primi e più autorevoli esponenti dello stride jazz.
La sua tecnica ha influenzato un gran numero di pianisti, primo fra tutti Duke Ellington che, non a caso, gli ha dedicato la splendida composizione intitolata “Portrait of The Lion”. Willie The Lion, all’anagrafe William Henry Joseph Bonaparte Bertholoff Smith nasce a Goshen, New York, il 25 novembre 1899.
Nel 1901 resta orfano di padre e due anni dopo la madre trova un nuovo compagno in un certo signor Smith che aggiunge ai lunghissimi dati anagrafici del piccolo Willie un nome in più. Proprio la madre, pianista, è la sua prima maestra di musica. Da lei impara le tecniche di base sufficienti a diventare organista nella chiesa del quartiere newyorkese dove vivono. Dotato di un talento naturale per la tastiera scopre ben presto di poterlo sfruttare adeguatamente.
A quindici anni inizia a ottenere i primi ingaggi come pianista prima a New York, poi ad Atlantic City e a Newark. In pochi anni diventa una delle attrazioni fisse di locali come il Leroy’s, lo Small’s e il Garden Of Joy conquistandosi rapidamente una buona reputazione e una notevole popolarità. Nel 1920 entra a far parte dei Jazz Hounds, la band di Mamie Smith, con i quali partecipa alla storica registrazione di “Crazy blues”.
Dopo aver lavorato per qualche anno in varie riviste musicali e spettacoli di vaudeville, dà vita a una propria band con la quale suona al Capitol Palace, al Rhythm Club e in altri celebri cabaret di New York.
Chiusa l’esperienza in gruppo tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta si esibisce come solista al Pod’s and Jerry’s prima di essere ingaggiato per partecipare a varie sedute di registrazione di Clarence Williams.
Durante gli anni Trenta si esibisce spesso con un gruppo che porta il suo nome e di cui fanno parte strumentisti di prim’ordine come Ed Allen, Cecil Scott, Buster Bailey, Frank Newton, Pete Brown e John Kirby. Con questa compagnia si esibisce all’Onyx, all’Apollo e all’Adrian’s Tap Room, registra vari dischi per la Decca.
Nel 1939 accetta una proposta dell’etichetta Commodore e realizza da solo al pianoforte una sorta di antologia personale di tutti i brani che l’hanno reso famoso da “Echoes of spring” a “Passionette”. La sua carriera non conosce soste né cali di tensione.
Nel corso degli anni Quaranta è attivissimo sia alla testa di propri gruppi con i quali suona al Man About Town, al Casablanca, al Newark, sia come free-lance (nel 1944 è per esempio di scena al Pied Piper nel Greenwich Village a fianco di Max Kaminsky).
Tra il 1949 e il 1950 effettua un lungo tour europeo in veste di solista. Nel corso degli anni Cinquanta si esibisce regolarmente al Central Plaza di New York, nel 1958 suona al festival di Newport. Negli anni Sessanta continua a esibirsi nei migliori locali di New York, prende parte ad altre edizioni del festival di Newport ed effettua vari tour in Canada e in Europa. La morte lo coglie mentre sta pensano a un nuovo progetto.