HYBRIDA ANNO 15: SUNWATCHERS + MAKHNO


SABATO 31 MARZO
MANZANO – PARCO ELSO SARTORI – VIA DELLA ROGGIA 54

15 anni!!!
Hybrida iniziava la sua attività il 23 marzo del 2003: li vogliamo festeggiare insieme a voi con dj set, cena sociale, i concerti di Sunwatchers (Brooklyn avant-psych/rock/jazz ensemble su Trouble In Mind / Castle Face) e Makhno (Paolo Cantù) .
Un’occasione per stare insieme, mangiare e bersi qualche birretta, ballare e sostenere Hybrida.

programma
– dalle ore 15 chioschi aperti
– sempre più o meno da quell’ora Calcio Bailado Nao Arbitrado, torneo di balon
– i concerti, al coperto, di Makhno e Sunwatchers inizieranno intorno alle 21:30
– prima e dopo i concerti dj set + Hybrida light show

MAKHNO avant-rock / post-punk

Makhno è il one man project di Paolo Cantù, musicista autodidatta, chitarra elettrica e qualsiasi altra cosa gli capiti tra le mani.
Da più di 30 anni sulle scene è stato membro fondatore di band quali Tasaday, Aferhours, Six Minute War Madness, A Short Apnea, Uncode Duello. Ha suonato inoltre in numerosi side project tra cui End Of Summer, Four Gardens In One, Ear@Now, Damo Suzuki’s Network. Insomma, un pezzo di storia della scena undeground italiana.
Trent’anni di frequentazione di musiche altre che conducono a Makhno, suo primo progetto solista: industrial e post-punk, Throbbing Gristle e Big Black, il tocco e l’anima di un chitarrista e polistrumentista unico e personalissimo.
Dopo l’album di esordio Silo Thinking (2013), primo sotto il moniker Makhno e il successivo The Third Season (2015) ecco a tre anni di distanza Leaking Words, ancora una volta a nome Makhno, e anche questa volta suonato, registrato e mixato in completa solitudine.
L’album in vinile 12” vede il contributo dell’immancabile Federico Ciappini alla voce nei brani La Ragazza in Coma e Attese, oltre a quello di Hysm?, voci in Sunday Clouds, Andrea “Marsala” Bordoni, voce in Can the World be as sad as it seems? e Chiara Mattioli, testo in Techno (Berlino in Sottofondo).
neonparalleli.blogspot.it

SUNWATCHERS

I newyorkesi Sunwatchers sono un gruppo strumentale perso fra psichedelia, free e minimalismo. Jim McHugh suona chitarra e phin elettrico – sorta di chitarra thailandese – Peter Nye Kerlin è al basso, Jeff Tobias soffia come un matto nel suo sax contralto e Jason Robira picchia la batteria.
A questo nucleo fondamentale si aggiungono di volta in volta ospiti a seconda delle necessità, alcuni arrivano da progetti già esistenti come Dark Meat, Arthur Doyle’s New Quiet Screamers, NYMPH e Chris Forsyth’s Solar Motel Band. Si incontrano tutti a Brooklyn, New York, e improvvisano una band che unisce rock psichedelico, drone music, punk e jazz.
Sono stati definiti una band difficile da inquadrare ed impossibile da afferrare. In parte è vero, mischiano un sacco di generi e sottogeneri, citando di continuo le loro innumerevoli fonti di ispirazione: immaginate di prendere le reiterazioni minimali di Terry Riley, e di mischiarle a dei pattern ritmici imparentati all’afrobeat di Fela Kuti, poi aggiungeteci un pizzico di psichedelia ossessiva à la Oneida e immergete il tutto nelle ribollenti jam strumentali dei purtroppo dimenticati Laddio Bolocko. Quel che otterrete sono i Sunwatchers, artefici di un suono ricco e affascinante, che vive di impulsi emotivi, parla alla pancia ed al cervello, e parla decine di lingue diverse tutte legate ad un’instancabile ed invincibile anima jazz. La band newyorchese ha fin qui prodotto due Lp (l’omonimo su Castle Face, l’etichetta di John Dwyer dei Thee Oh Sees, e “II” su Trouble In Mind, appena pubblicato): una macchina sonora pulsante di ritmo e rumore.
sunwatchers.bandcamp.com